Insistenza, perseveranza, pertinacia, resilienza: stessi concetti ?

L’insistenza ha a che fare con l’ostinata perseveranza di chi non smette di tentare per ottenere qualcosa. La perseveranza ha invece qualcosa di virtuoso in sé: la costanza dell’azione motivata. La pertinacia invece è una specie di “perseveranza insistente”, ha infatti un connotato fastidioso che richiama all’ostinazione più che a una convinzione.

Ma il termine più di moda è resilienza, cioè la capacità di fronteggiare costruttivamente gli eventi difficili e/o traumatici, e di riorganizzare bene la propria vita dinanzi alle difficoltà.

Si può dire che la resilienza è una perseveranza di obiettivo, più che di azione, anzi le azioni possono e devono evolvere perché si parli di vera e propria resilienza.

Le persone possono scoraggiarsi, per molti motivi. Ma quelle resilienti vedono nella crisi il germe del cambiamento positivo. Ed è in nome della resilienza che l’insistenza, la perseveranza e persino la pertinacia possono sostenere il percorso individuale. Bisogna saper orientare il proprio focus attenzionale: concentrarsi sul “fare” e lasciar meno spazio al pensiero molesto. L’unica forma puramente mentale di azione resiliente può riscontrarsi nella meditazione, che però richiede un grande addestramento.

E’ come se nella resilienza dovessero convogliare due elementi che più opposti non potrebbero essere: razionalità e irrazionalità, che alleate permettono di raggiungere un obiettivo ristrutturando le difficoltà fidandosi di se stessi e affidandosi a se stessi.

Può aiutare una celebre poesia di J.R. Kipling del 1895 intitolata “If”.

“Se”

Se saprai mantenere la testa quando tutti intorno a te

la perdono, e te ne fanno colpa.

Se saprai avere fiducia in te stesso quando tutti ne dubitano,

tenendo peròconsiderazione anche del loro dubbio.

Se saprai aspettare senza stancarti di aspettare,

O essendo calunniato, non rispondere con calunnia,

O essendo odiato, non dare spazio all’odio,

Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo saggio;

Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone;

Se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo,

Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina

E trattare allo stesso modo questi due impostori.

Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto

Distorte dai furfanti per abbindolare gli sciocchi,

O a guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,

E piegarti a ricostruirle con i tuoi logori arnesi.

Se saprai fare un solo mucchio di tutte le tue fortune

E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce,

E perdere, e ricominciare di nuovo dal principio

senza mai far parola della tua perdita.

Se saprai serrare il tuo cuore, tendini e nervi

nel servire il tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,

E a tenere duro quando in te non c’è più nulla

Se non la Volontà che dice loro: “Tenete duro!”

Se saprai parlare alle folle senza perdere la tua virtu’,

O passeggiare con i Re, rimanendo te stesso,

Se né i nemici né gli amici più cari potranno ferirti,

Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo.

Se saprai riempire ogni inesorabile minuto

Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,

Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa,

E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!

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