Si o No – Come decidere di votare al referendum costituzionale del 4 dicembre

Propongo qualche spunto rispetto al Referendum Costituzionale.

Diversamente da quanto ci si possa attendere non voglio fornire suggerimenti per l’una o l’altra opzione, ma analizzare qualche semplice metodo decisionale.

Chi ha già deciso e chi ha le idee chiare può tranquillamente fare a meno di leggere.

Premetto che non entrerò nel merito dei 5 punti, che sono così riassunti:

  • Bicameralismo
  • Numero dei senatori
  • Stipendio dei senatori
  • CNEL (=Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro)
  • Titolo V (=Enti territoriali)

Ho voluto riproporre l’elenco, che il lettore già dovrebbe conoscere (altrimenti meglio documentarsi altrove), solo per riflettere sull’impatto cognitivo che l’impostazione del quesito produce: dire “SI” o “NO” implica una decisione secca su diverse questioni prese insieme.

Può capitare pertanto che un elettore sia d’accordo con una o più delle modifiche proposte e non con le altre. Può anche succedere che uno dei punti sia considerato più rilevante degli altri e che quell’opinione condizioni l’intero voto. Infine può darsi che alcuni aspetti della riforma siano ininfluenti.

A solo titolo di esempio: l’elettore medio non sa cosa sia il CNEL (previsto dall’art. 99 dell’attuale Costituzione) e non sa quale vantaggio ci sia nel mantenerlo  o nell’abolirlo. Così, per vaga indicazione:

  • Il CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) è un organo consultivo del Governo, costituito da “esperti e rappresentanti delle categorie produttive”, che esprime pareri e propone iniziative legislative nelle aree economica e sociale.

  • NO:  mantenerlo, continuando ad avere proposte di legge, rapporti, relazioni;

  • SI: abolirlo, risparmiando su un ente ritenuto inessenziale e superfluo.

Diciamolo: è uno dei 5 punti che, praticamente, incide poco sulla decisione di voto.

In termini psicologici l’elemento centrale della decisione è focalizzato sulla probabilità dell’esito e sulla percezione di rischio legato alla vittoria dell’una o dell’altra opzione. Solitamente, le pressioni sull’elettorato puntano sulla probabilità prevista, che è influenzata dai sondaggi e dagli scenari prospettati dai vari esponenti a favore o contro. Significativo anche il ruolo dei media nel produrre opinione e incidere sul voto. E’ importante dire che l’elettore medio farà una scelta basata sulla cosiddetta “probabilità soggettiva“. Questo accade perché la procedura di decisione esemplare è un metodo complesso, dato che prevede 3 steps:

  1. Comparazione approfondita delle alternative
  2. Valutazione istruita delle opzioni
  3. Effettuazione di un bilancio (Field Force Analysis, FFA)

Bisognerebbe (in pura teoria) produrre una tabella decisionale, con punteggi assoluti e ponderali, che permetterebbe di arrivare ad una scelta razionale assoluta. Sia ben chiaro che questo modello non garantisce la bontà della scelta, però assicura un metodo sistematico. E’ del tutto improbabile che qualcuno applichi questa strategia decisionale, per quanto secondo Daniel Bernoulli (un celebre matematico svizzero del 18° secolo) questa metodologia consente la massimizzazione dell’utilità attesa. In pratica:

  • è una scelta per il meglio, e non alla “meno peggio” o “di pancia”.

E’ stato Herbert Simon (psicologo americano Premio Nobel 1978) a dimostrare che l’uomo non segue procedure ottimali, ma si accontenta di seguire procedure “soddisfacenti” (a razionalità limitata).

Viene da chiedersi quale sia una strategia decisionale soddisfacente.

  1. Regola congiuntiva: considero pro&contro in modo semplificato, metto uno o più paletti di inaccettabilità e scelgo l’opzione risultante (è la FFA “sempliciotta”).
  2. Regola ad eliminazione: considero quale sia l’aspetto per me essenziale, e scarto la risposta che non lo rispetta (è semplice ma poco accurata).

La questione inevitabile è che alla base delle nostre decisioni ci sono opinioni, stime, valutazioni, previsioni (proprie o altrui) di cui non sappiamo dire:

  • quanto sono attendibili ?
  • qual è il rischio legato ad una previsione errata ?
  • che differenza c’è tra un giudizio basato su opinioni proprie o altrui ?
  • quanto vale la propria esperienza soggettiva rispetto a quella collettiva ?

Persino due appassionati di sport, di fronte ad una stessa azione, posso esprimere giudizi opposti: fallo o simulazione ? In quel caso c’è un arbitro. Ma c’è un “arbitro” intrapsichico, dentro di noi, che “decide” quando siamo incerti ?

Bisognerebbe comportarsi come un “decisore freddo” e sopra le parti. Ma questa funzione spontanea non c’è. Si può fare ma costa tempo e fatica, come nella FFA. Nella realtà dentro di noi c’è un “arbitro/decisore caldo”, emotivo e spesso di parte. Bisogna esserne consapevoli.

Il ruolo dell’emozione è importante nelle nostre decisioni, e l’emotività non va demonizzata per tre motivi sostanziali:

  1. l’elaborazione emotiva è alla base delle scelte normali;

  2. l’emozione accompagna ed influenza il processo decisionale;

  3. essa segnala se la scelta intrapresa provoca piacere o dispiacere.

Quindi, quali metodi abbiamo per istruire la decisione ?

  • Il regret (= rammarico)
    Teoria “razionale” in base alla quale la scelta va fatta minimizzando il dispiacere massimo possibile. 
    Esempio:

    • SI: evito di perdere l’occasione del cambiamento proposto
    • NO: evito di favorire un cambiamento sgradito
  • La comparazione
    La scelta è influenzata non tanto dal risultato ottenuto quanto da quello atteso. 
    Esempio:

    • SI: mi aspetto che migliori la governabilità
    • NO: mi aspetto che peggiori il sistema dei contrappesi
  • La dissonanza cognitiva                                                              La scelta spesso affronta conflitti decisionali, che si risolvono allineando la propria opinione. Esempio:
    • SI: le riforme sono imperfette ma sostengo questo governo (quindi le riforme vanno bene)
    • NO: le riforme vanno fatte ma sono avverso a questo governo (quindi le riforme sono sbagliate)

Infine, come facciamo a decidere ?

  • Prima regola: prendiamo consapevolezza dei nostri processi decisionali
  • Seconda regola: scegliamo quale processo decisionale preferiamo
  • Terza regola: applichiamo il processo consapevolmente optando tra le alternative VOTO SI / VOTO NO / VOTO NULLO / NON VADO A VOTARE

Eh sì, perché le alternative comportamentali consapevoli sono 4.

La preferenza che, personalmente, esprimo in pieno è non tanto per cosa votare, ma per un VOTO CONSAPEVOLE.


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